Discorso a Sant‘Anna di Stazzema (Eberhard Frasch)

Cari superstiti della strage di Sant‘ Anna di Stazzema,
cara Siria Pardini, caro Enio Mancini, caro Enrico Pieri, caro Mario Ulivi!

È un grande onore per noi, per noi ospiti da Stoccarda, essere qui, incontrarvi ed essere ricevuti
da voi con tanta cortesia e gentilezza. Vorrei rilevare che questo benvenuto caloroso per noi non è
ovvio – dopo i fatti accaduti dell’agosto 1944 qui – e dell’ ottobre 2012 a Stoccarda. E per me
personalmente è un grande onore parlare oggi qui a voi. Tante grazie a voi per essere qui e per
star’a sentirmi!

Quando penso ai tragici eventi di Sant‘Anna, mi appare nel mio interno un’ immagine:
un ragazzo di dieci anni sta alla fermata e aspetta il bus. Così aspetta ogni Martedì a questo luogo,
dopo le lezioni di pianoforte, aspetta di fronte ad un edificio particolare, una prigione.

Che cosa io, il ragazzo di dieci anni, non potevo sapere: qualche tempo dopo la prigione era
chiusa e un’altra istituzione è trasferta qui – un’ istituzione molto importante, ma non sempre

efficiente, con un nome complicato, abbreviato si chiama ”ufficio centrale … per investigazione dei
crimini nazionalsocialisti”. Qui sono raccolti, controllati e analizzati magliai di documenti
concernenti questo soggetto, anche parti del contenuto dell‘ “Armadio della Vergogna” – lo
conoscete – e documenti della strage di Sant’Anna.

E nella mia mente le immagini si confondono: il ragazzo alla fermata si volta, guarda indietro e
vede le sue sorelle, i suoi fratelli da Sant’Anna, feriti o minacciati di morte o uccisi dai soldati
barbari della Waffen-SS. Sente i gridi di aiuto, vorrebbe aiutarli, ma non può. È un incubo. Vede
tutto con i suoi occhi. Non dimenticherà mai queste impressioni. Come probabilmente, no,
certamente voi, Siria Pardini, Enio Mancini, Enrico Pieri e Mario Ulivi – e tutti gli altri superstiti.

Che cosa vuol esprimere questo sentimento della fraternità per me e per noi oggi?
La cosa più importante: Benché tutto questo sia molto opprimente, è un grande piacere per me,
per noi, vedervi qui , in vita, e avere la possibilità di incontrarvi.
Noi siamo dalla vostra parte per scoprire tutta la verità degli eventi tragici dell’agosto 1944.
Noi siamo dalla vostra parte per aiutarvi a fare altri passi per rivedere la decisione della procura di
Stoccarda.

Abbiamo vi consegnato prima al museo due regali, uno è il risultato di una colletta a Stoccarda.
Promettiamo di continuare questa colletta. L’altro il libro della solidarietà, dedicato a voi. Possono
solamente essere gesti simbolici, gesti molto modesti.

Alla fine un altro mio ricordo di un momento molto commovente: Negli anni novanta ho guardato
con i miei studenti il processo Priebke a Roma e alla fine di un’udienza un uomo, il figlio di una
vittima della strage alle Fosse Ardeatine, ha stretto la mia mano e detto con le lacrime agli occhi:
“E la prima volta che lo faccio con un tedesco, dopo tanti anni.”

E ora siamo qui oggi a Sant‘ Anna ricevuti da voi con una grande ospitalità, una grande cordialità.
Tante grazie per la calorosità in questo tempo di venti freddi – in sensi diversi della parola.
Promettiamo di riportare a casa, a Stoccarda, in Germania le informazioni, i messaggi, che
abbiamo ricevuto da voi, di riportare le impressioni profonde da questo luogo unico e dai suoi
uomini impareggiabili.

Tante grazie a tutti!

Versione realizzata a 8.12.2012

Über Fritz Mielert

Fritz Mielert, Jahrgang 1979, arbeitete von 2013 bis 2017 als Geschäftsführer beim Bürgerprojekt Die AnStifter in Stuttgart. Davor betreute er ab 2011 bei Campact politische Kampagnen im Spektrum zwischen Energiewende und Vorratsdatenspeicherung, engagierte sich in der AG Antragsbearbeitung der Bewegungsstiftung, baute ab 2010 maßgeblich die Parkschützer als eine der wichtigsten Gruppierung im Protest gegen Stuttgart 21 auf und war ab 1996 mehrere Jahre ehrenamtlich bei Greenpeace aktiv.